Sono ipnotizzato dalle immagini che scorrono sui canali d’informazione. Oltre all’angoscia, il dolore e la paura per quanto sta accadendo, mi rendo conto del senso di impotenza di fronte a fenomeni così devastanti. Mi colpisce la calma del popolo giapponese (per noi italiani è incomprensibile) che suscita in me un profondo senso di ammirazione. Un terremoto ventimila volte più potente di quello che ha colpito l’Abruzzo, uno tsunami che ha attraversato il pianeta, un disastro nucleare in agguato. Tutto il mondo ha offerto il proprio aiuto, Obama chiede di pregare. Chiudo gli occhi e mi unisco alla preghiera che si eleva da milioni di anime.
Il Giappone è probabilmente il paese più preparato per affrontare gli eventi sismici. Ha il il sistema di allerta-terremoti tecnologicamente più avanzato al mondo con oltre 1000 sismografi sparsi in tutta la nazione. Ma come funziona questo sistema?
Anche se è ancora impossibile fare un bilancio di questa immane catastrofe, la tecnologia ha permesso di limitare almeno in parte la perdita di vite umane. Due sono i sistemi che entrano in funzione per allertare la popolazione: uno dedicato all’allerta terremoto e l’altro all’allerta tsunami.
Il sistema di allerta terremoto, che non è mai stato innescato prima, diffonde automaticamente l’allarme via televisione, internet e telefoni cellulari subito dopo che la prima, meno dannosa, scossa viene rilevata, fornendo tempo alle persone per prepararsi alla successiva scossa più potente. Inoltre spegne automaticamente l’energia elettrica di molte strutture industriali e servizi di trasporto, rallenta i treni ad altissima velocità e interrompe l’erogazione di gas nei gasdotti. Una serie di boe nell’Oceano Pacifico registra lo tsunami causato dal terremoto, inviando segnali di avvertimento di una possibile catastrofe a molte nazioni diverse.
Ecco alcune fonti che vi aiuteranno a capire meglio come funzionano entrambi i sistemi:
Questo grafico mostra come avviene la diffusione di allarme terremoto. Maggiori info sul sito della Japan Meteorological Agency.
Questo grafico invece mostra come funzionano le boe anti-tsunami DART.
Per sapere dove sono posizionate le boe nel Pacifico e vedere le informazioni sulla situazione in tempo reale potete andare su questa pagina della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration). Questa pagina invece è dedicata allo tsunami di ieri.
Ma come hanno funzionato ieri?
Ci sono voluti in totale dieci secondi ai sensori per capire che il terremoto era serio e quindi diffondere istantaneamente messaggi di allerta. Tradotto significa che le persone avevano da pochi secondi fino a due minuti di tempo per prepararsi alla tremenda scossa che viaggiava a 4 chilometri al secondo. Dall’epicentro a Tokyo (373 Km) ci sono voluti 90 secondi, quindi gli abitanti di quella città hanno avuto 80 secondi di tempo per mettersi al sicuro. Sembra poco, ma è abbastanza per cercare riparo, fermare le operazioni chirurgiche negli ospedali, usicre dagli ascensori o scendere in strada.
Gli allarmi-tsunami sono più lenti. Dopo la scossa il governo giapponese ha diffuso un avvertimento tre minuti dopo, mentre il NOAA ha diffuso l’allarme all’intera nazione dopo nove minuti. Il tempo più lungo è dovuto alla complessità dei calcoli che i computer della NOAA devono effettuare: individuare l’epicentro, la deformazione del fondale oceanico, che tipo di spostamento ha causato la scossa e simulare l’espansione dell’onda. Ma gli tsunami viaggiano più lentamente dei terremoti e se i residenti delle zone più vicine all’epicentro hanno ricevuto l’allarme tsunami solo 15 minuti prima del suo arrivo, a Tokyo avevano 40 minuti.
Bisogna inoltre citare le opere di ingegneria strutturale giapponese che permettono agli edifici di assorbire le impressionanti vibrazioni.
Se nel posto più preparato al mondo ad affrontare certi cataclismi sta succedendo quello che tutti vediamo in diretta, cosa accadrebbe nelle altre zone planetarie vulnerabili ai fenomeni tellurici?