Archivio per marzo, 2011

Seguendo gli sviluppi in Giappone, mi sono chiesto perchè non utilizzassero dei robot per fare dei rilevamenti accurati sul livello di radioattività. Oggi ho avuto una risposta da New Scientist.

Al team che sta lavorando al contenimento della fusione del nocciolo all’impianto nucleare di Fukushima si è aggiunto anche un robot. La macchina si chiama Monirobo (Monitoring Robot) ed è entrata in azione proprio oggi.

Monirobo è stato progettato per operare a livelli di radiazione troppo alti per gli esseri umani. E’ alto un metro e mezzo, si muove su dei cingoli e ha un braccio meccanico per rimuovere gli ostacoli e raccogliere campioni. I suoi sensori includono un rilevatore di radiazione, una videocamera 3D, un termometro e un misuratore di umidità. Può essere comandato in remoto da una distanza di un chilometro.

Monirobo  deve montare uno scudo molto pesante perchè molti componenti elettronici, soprattutto le videocamere, sono altamente vulnerabili agli effetti delle radiazioni.

Il robot è stato sviluppato dal Japan’s Nuclear Safety Technology Centre. La macchina in uso in questo momento è Monirobo Rosso; Monirobo Giallo che monta degli attrezzi per collezionare campioni di polvere e sensori per i gas infiammabili, entrerà in funzione nei prossimi giorni.

In realtà molti altri robot sono stati progettati per intervenire in questo tipo di incidente, ma non sono stati realizzati perchè l’industria nucleare aveva dichiarato che i loro impianti erano sicuri.

Nel frattempo l’area sopra Fukushima è diventata “no-fly zone” per i velivoli con uomini a bordo, ma il drone Global Hawk dell’aviazione militare statunitense sta continuando a fornire immagini dall’alto. Il Global Hawk è equipaggiato con videocamere, immagini termiche e un sistema chiamato Synthetic Aperture Radar, in grado di raccogliere immagini dettagliate dell’area in qualsiasi condizione meteorologica, giorno e notte.

In questo modo si cerca di capire cosa sta accadendo dentro quel maledetto reattore nucleare…

 

Se siete stati a New York avrete sicuramente scattato qualche foto a Times Square, magari con un’inquadratura dal basso, in modo da riprendere anche gli enormi schermi sui grattacieli che trasmettono pubblicità e notizie in tempo reale. Ho trovato un filmato, ambientato proprio nella mitica piazza statunitense, di un ragazzo che si firma come BITcrash44 e che probabilmente entrerà nella storia degli hacker per il suo spettacolare tentativo.

BIT vuole dimostrare al mondo come sia semplice hackerare i giganteschi schermi di Times Square e trasmettere le immagini che vogliamo, usando semplicemente un iPhone e un piccolo trasmettitore da pochi dollari! Il principio è semplice: si collega il trasmettitore al telefono e si riproduce una qualsiasi clip video. Il trasmettitore manda istantaneamente il segnale ad un ripetitore che invia il segnale a qualsiasi schermo si trovi nelle vicinanze, indipendentemente dalla grandezza. Le immagini “originali” vengono quindi coperte dai segnali inviati dal ripetitore.

Ecco l’incredibile video di questo hack. Non vi svelo il finale, ma considerando l’importanza del luogo e il livello di sorveglianza a New York, merita tutta la vostra attenzione. BITcrash44 ha promesso un nuovo video con tutti i dettagli su come ha costruito il suo prototipo.

 

Un veloce aggiornamento per segnalarvi l’ingresso ufficiale del del nostro blog all’interno del Network dei Transumanisti Italiani. Per maggiori info potete cliccare sul logo che trovate nella colonna a sinistra.

Sono ipnotizzato dalle immagini che scorrono sui canali d’informazione. Oltre all’angoscia, il dolore e la paura per quanto sta accadendo, mi rendo conto del senso di impotenza di fronte a fenomeni così devastanti. Mi colpisce la calma del popolo giapponese (per noi italiani è incomprensibile) che suscita in me un profondo senso di ammirazione. Un terremoto ventimila volte più potente di quello che ha colpito l’Abruzzo, uno tsunami che ha attraversato il pianeta, un disastro nucleare in agguato. Tutto il mondo ha offerto il proprio aiuto, Obama chiede di pregare. Chiudo gli occhi e mi unisco alla preghiera che si eleva da milioni di anime.

Il Giappone è probabilmente il paese più preparato per affrontare gli eventi sismici. Ha il il sistema di allerta-terremoti tecnologicamente più avanzato al mondo con oltre 1000 sismografi sparsi in tutta la nazione. Ma come funziona questo sistema?

Anche se è ancora impossibile fare un bilancio di questa immane catastrofe, la tecnologia ha permesso di limitare almeno in parte la perdita di vite umane. Due sono i sistemi che entrano in funzione per allertare la popolazione: uno dedicato all’allerta terremoto e l’altro all’allerta tsunami.

Il sistema di allerta terremoto, che non è mai stato innescato prima, diffonde automaticamente l’allarme via televisione, internet e telefoni cellulari subito dopo che la prima, meno dannosa, scossa viene rilevata, fornendo tempo alle persone per prepararsi alla successiva scossa più potente. Inoltre spegne automaticamente l’energia elettrica di molte strutture industriali e servizi di trasporto, rallenta i treni ad altissima velocità e interrompe l’erogazione di gas nei gasdotti. Una serie di boe nell’Oceano Pacifico registra lo tsunami causato dal terremoto, inviando segnali di avvertimento di una possibile catastrofe a molte nazioni diverse.

Ecco alcune fonti che vi aiuteranno a capire meglio come funzionano entrambi i sistemi:

Questo grafico mostra come avviene la diffusione di allarme terremoto. Maggiori info sul sito della Japan Meteorological Agency.

Questo grafico invece mostra come funzionano le boe anti-tsunami DART.

Per sapere dove sono posizionate le boe nel Pacifico e vedere le informazioni sulla situazione in tempo reale potete andare su questa pagina della NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration). Questa pagina invece è dedicata allo tsunami di ieri.

Ma come hanno funzionato ieri?

Ci sono voluti in totale dieci secondi ai sensori per capire che il terremoto era serio e quindi diffondere istantaneamente messaggi di allerta. Tradotto significa che le persone avevano da pochi secondi fino a due minuti di tempo per prepararsi alla tremenda scossa che viaggiava a 4 chilometri al secondo. Dall’epicentro a Tokyo (373 Km) ci sono voluti 90 secondi, quindi gli abitanti di quella città hanno avuto 80 secondi di tempo per mettersi al sicuro. Sembra poco, ma è abbastanza per cercare riparo, fermare le operazioni chirurgiche negli ospedali, usicre dagli ascensori o scendere in strada.

Gli allarmi-tsunami sono più lenti. Dopo la scossa il governo giapponese ha diffuso un avvertimento tre minuti dopo, mentre il NOAA ha diffuso l’allarme all’intera nazione dopo nove minuti. Il tempo più lungo è dovuto alla complessità dei calcoli che i computer della NOAA devono effettuare: individuare l’epicentro, la deformazione del fondale oceanico, che tipo di spostamento ha causato la scossa e simulare l’espansione dell’onda. Ma gli tsunami viaggiano più lentamente dei terremoti e se i residenti delle zone più vicine all’epicentro hanno ricevuto l’allarme tsunami solo 15 minuti prima del suo arrivo, a Tokyo avevano 40 minuti.

Bisogna inoltre citare le opere di ingegneria strutturale giapponese che permettono agli edifici di assorbire le impressionanti vibrazioni.

Se nel posto più preparato al mondo ad affrontare certi cataclismi sta succedendo quello che tutti vediamo in diretta, cosa accadrebbe nelle altre zone planetarie vulnerabili ai fenomeni tellurici?

Leslie Valiant, uno scienziato informatico e professore all’università di Harvard, è il vincitore del Turing Award, considerato il premio Nobel dell’informatica. Il suo lavoro è risultato fondamentale per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale delle macchine.

Il presidente dell’ Association for Computing Machinery (ACM) Alain Chesnais ha dichiarato: “le realizzazioni di Leslie Valiant negli ultimi 30 anni hanno fornito la base teorica per i progressi nel campo dell’intelligenza artificiale e hanno portato a risultati straordinari per la teoria dell’apprendimento della macchina. (…) La sua profonda visione informatica, matematica e di teoria cognitiva sono state combinate con altre tecniche per costruire forme moderne di apprendimento automatico e di comunicazione, come ad esempio Watson di IBM, che hanno permesso a sistemi informatici di rilevare la capacità di un essere umano di rispondere alle domande”.

Alfred Spector, vicepresidente Google, ha detto: “Il suo concetto geniale e brillante di ricerca ha avuto un ampiezza incredibile, grazie agli studi del professore si è arrivati ad innovazioni nel campo del machine learning, un settore di crescente importanza in molti utilizzi del computing”. Google, infatti, sta applicando alcune ricerche del professor Valiant per un’applicazione per smartphone che traduce le chiamate vocali tra inglese e spagnolo in tempo reale.

Valiant sarà premiato il 4 giugno con una cerimonia a San Jose e riceverà un assegno di 250.000 dollari da Intel e Google per i suoi progetti. Il rapporto del professore con le “macchine pensanti” dura da decenni. Nelle sue ricerche si è dedicato a cercare di capire come poter far imitare ai computer il pensiero e il processo di ragionamento umani. Il suo lavoro permetterà ai robot e agli androidi di diventare sempre più simili ai replicanti di Blade Runner…

Raymond Kurzweil, inventore, scienziato e imprenditore. Nasce a New York il 12 febbraio 1948, si laurea in Informatica e Letteratura al MIT. Definito “the restless genius” dal Wall Strett Journal, è uno dei principali inventori viventi, nonchè esponente mondiale della Singolarità tecnologica.

Comincia la sua eccezionale carriera di inventore al liceo, quando scrive il suo primo programma di riconoscimento di motivi musicali, in grado di analizzare i lavori di compositori classici e proporne di nuovi nello stesso stile; all’inizio dell’università crea il Select College Consulting Program, un programma per associare studenti di liceo a università con determinati requisiti.

E’ considerato un pioniere assoluto nel campo del riconoscimento pattern e della sintetizzazione sonora: alla Kurzweil Computer Products si deve il primo sistema di riconoscimento caratteri – il papà di tutti gli OCR – nonché il primo sintetizzatore text-to-speech. L’unione delle due invenzioni divenne la famosa Kurzweil Reading Machine, in grado di dare alle persone cieche la possibilità di capire un testo scritto tramite la lettura automatica dello stesso.

Negli anni Ottanta crea una nuova generazione di tastiere elettroniche in grado di simulare un gran numero di strumenti: per la prima volta, musicisti professionisti non riescono a distinguere il suono di un pianoforte reale da uno simulato.

Dagli inizi degli anni Novanta, Kurzweil è diventato uno scrittore e divulgatore di successo internazionale su temi di Intelligenza Artificiale e futurologia: in particolare, è oggi tra i maggiori esponenti mondiali dell’estensione radicale della vita umana, possibile grazie al raggiungimento della cosiddetta Singolarità tecnologica.

Fondatore della Singularity University e primo speaker allo storico Singularity Summit di Stanford nel 2006, insignito di 16 lauree honoris causa, vincitore di premi quali l’Arthur C. Clarke Lifetime Achievement Award, la National Medal of Technology e il Lemelson-MIT Prize, Raymond Kurzweil è riconosciuto all’unanimità come una delle più grandi menti nella tecnologia del nostro tempo.

http://www.singularitysummit.it

Eccoci alle seconda parte (di 5) dell’articolo riguardante il “Singularity Summit” organizzato dall’iLabs al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano.
Leggi l’articolo precedente.

Raymond Kurzweil è il primo a salire sul palco. Si presenta come un uomo fisicamente ben diverso dalla classica foto che troviamo in internet o sui libri, mi verrebbe da dire con un’età biologica ben più avanzata. Accendo il traduttore ed ascolto la sua esposizione che incomincia parlando delle aspettative che aveva riguardo ai pc negli anni ’80, affermando che in quella data comprese il segreto del successo umano: Padroneggiare il tempo.

Il discorso si evolve sulla tematica di come internet abbia influenzato lo sviluppo tecnologico in maniera democratica, cioè di come grazie alla rete sia oggi possibile fare successo con pochi capitali (vedi Facebook e Google) e di come aiuti la scienza a prescindere dalla nazionalità dell’internauta-ricercatore. La sua associazione (B.I.O.) si occupa proprio di cercare di prevedere come si svilupperà la tecnologia nel futuro, cercando anche di dare delle date ai vari passi fondamentali che compierà: Per esempio sostiene che il passaggio definitivo delle stampanti da 2D a 3D sarà nel 2020 (vedi foto 2, il violino in secondo piano è stato “stampato/creato” con questa tecnologia).

Molto interessante la riflessione sullo sviluppo non lineare ma esponenziale della telecomunicazione: Il primo telefono ci mise cinquant’anni ad arrivare alle masse, il cellulare sette anni ed infine i social network tre anni.
Credo che ciò renda benissimo l’idea di sviluppo esponenziale, che a livello cellulare riguarda anche gli esseri umani e l’invecchiamento.

Per unire la tematica “tecnologia” alla sfera della biologia prende come esempio le A.I (intelligenze articiciali) menzionando il computer Watson che vinse una sfida durante noto programma televisivo americano Jeopardy (ne abbiamo parlato qui e qui) e di come riesca ad elaborare risposte complesse prendendo come enorme database internet in un tempo largamente inferiore rispetto ad un essere umano.
Paragona i geni a dei software, in quanto sono delle sequenze di dati, ovvero dei ricettori (come degli nei linguaggi di programmazione).
Prendendo degli specifici geni ed inserendoli all’interno del nucleo dei mitocondri verrebbero cambiati alcuni “limiti” (ha gesticolato le virgolette) aumentandone il ciclo vitale fino a 120 anni, e di conseguenza quello dell’organismo umano.

Egli sta attualmente scrivendo un libro sul funzionamento del cervello umano, nella quale spiega che la neocorteccia (o isocorteccia) possiede 1 miliardo di neuroriconoscitori di simboli, quindi trovandosi per esempio di fronte alla parola “Apple” riconoscerà prima la lettera “A” poi la “P” e così via, fino ad unire il tutto. Personalmente non mi trovo completamente daccordo con quest’ultima affermazione, in quanto se noi mischiamo le lettere di ogni parola all’interno di una frase (lasciando nella giusta posizione solamente quella iniziale e quella finale) il cervello le riconoscerà comunque, quindi credo di poter affermare tranquillamente che non vengono riconosciute in ordine (a cascata) bensì in un “insieme”.
“Qeutsa farse ne è un emesipo”.

Altri neuroriconoscitori comprendono il “senso” di una parola all’interno di un contesto, per esempio nel caso dell’ironia, associandole così un nuovo significato rispetto a quello originario.
Secondo i suoi calcoli nel 2028 saremo in grado di avere una simulazione completa di una corteccia cerebrale, ma non sarà ancora in grado di funzionare al 100% perchè il secondo passo sarà quello di “insegnarle” tutta quest’ultima parte (quale l’ironia).

L’intervento si conclude con una domanda seguita da una risposta aperta:
“Quali implicazioni avrà tutto ciò nella vita umana? Non ci è dato di saperlo”.

Ecco il dibattito, vi consiglio di leggerlo perchè sono uscite un sacco di questioni interessanti.

D=domanda, R=risposta.

D: Lei è a favore del transumanesimo?
R: No, io sono contro il transumanesimo perchè trascenderemmo i limiti della nostra biologia, ma sono a favore di una scienza che cammina a braccetto con la nostra umanità.

D: Il progresso (inteso come raccolta dati nel campo della ricerca) è concentrato nei paesi industrializzati. Secondo Lei la tendenza sta cambiando?
R: Credo che oggi non sia più importante se una scoperta la fa un ricercarore cinese, americano o europeo, perchè darà beneficio a tutti. Dobbiamo ragionare così per il bene della scienza; internet in questo senso aiuta perchè ha aumentato a dismisura la condivisione dei dati e dele informazioni. Più passerà il tempo e sempre più proposte arriveranno a sempre più persone.

D: Qual’è la natura del fenomeno della singolarità? E’ un fenomeno ordinato o caotico?
R: Il termine “singolarità” è una cosa molto intensa, come il centro di un buco nero. C’è un orizzonte degli eventi ove è difficile vedere oltre, ma non impossibile.
La singolarità è un esplosione di intelligenza che aumenta in modo esponenziale, che nel 2045 avremo moltiplicato fondendola con la tecnologia.

D: Il software è scritto in codice binario, mentre quello umano in quaternario (gli aminoacidi sono 4 – N.D. William J.). Non trova azzardata la similitudine che ha fatto prima?
R: Si può rappresentare tutto con 2 bit. Ragionando parallelamente, il cervello esegue miliardi di operazioni al secondo, però il suo sviluppo è molto lento. Con 2 bit facciamo tutto ma facendo sviluppare molto più velocemente (si riferisce allo sviluppo tecnologico – N.D. William J.).

D: Sono Daniele Bossari: So che durante una ricerca in campo farmaceutico Lei ha assunto delle pillole per modificare una debolezza cardiaca causata geneticamente. Come va l’esperimento?
R: Per ora bene (sorrisi in sala). Il prossimo passo sarà provare a sostituire le pillole con la nanotecnologia. Uno dei processi di invecchiamento riguarda la cute. Ora possiamo modificarlo (N.D. William J. – Scriverò a riguardo nel quinto articolo della serie).

ECCO IL VIDEO (Credits – audio e video originali: iLabs; traduzione: Athina Papa e Lorena Rossi)

In questo articolo vi avevo parlato degli occhi bionici. C’è un aggiornamento importante. Presto uno di quei modelli arriverà sul mercato! L’Argus II è una protesi della retina che dopo vent’anni di ricerche e sviluppi ha finalmente ricevuto l’approvazione per l’utilizzo clinico e commerciale in Europa! Le persone con malattie degenerative agli occhi avranno la possibilità di comprare un impianto che potrebbe restituire la vista almeno in parte.

Robert Greenberg, il presidente di Second Sight, la compagnia californiana che ha sviluppato il dispositivo, dice: “E’ l’inizio di un’era in cui la vista sarà restaurata a livelli sempre più sorprendenti”.

Argus II cattura le immagini attraverso una videocamera montata su un paio di occhiali e le trasmette wireless in un chip impiantato vicino alla retina. Gli elettrodi stimolano le cellule della retina, producendo la luce nel campo visivo del paziente.

Argus II costerà attorno ai 115.000 dollari e all’inizio sarà disponibile attraverso un piccolo numero di cliniche in Svizzera, Francia e Inghilterra.

romanzo transumanista

Pubblicato: 08/03/2011 in cyborg, libri, singolarità

Bruno Lenzi (che abbiamo già conosciuto in questo articolo) mi ha mandato un nuovo consiglio. Anch’io mi unisco alla promozione, in quanto ho conosciuto personalmente l’autore del libro citato e lo sto leggendo con grande passione…

 

Molto volentieri rilancio un’iniziativa fresca e molto promettente avviata dal prolifico Francesco Verso. Come tutti sappiamo informarsi sui nostri temi da un punto di vista tecnico e scientifico è sicuramente interessante, ma lasciarsi andare a momenti di relax leggendoli in un racconto è altrettanto importante.
L’ideatore (nonchè autore dei romanzi/racconti) non è certo sconosciuto nel settore: il suo libro E-Doll nel 2009 ha vinto il premio Urania, dopo averlo sfiorato nel 2004.
Sul suo sito nella sezione apposita è possibile scaricare due racconti e i primi 2 capitoli dei suoi romanzi (sia in inglese che in italiano).
Durante il Singularity Summit di qualche giorno fa ho avuto modo di approfondire lo spirito del progetto, che ripropongo qui (riassumo liberamente): l’idea di fondo è quella di ribaltare il concetto di prezzo e responsabilizzare i lettori, nel senso che se la lettura piace, è possibile spedire una donazione libera tramite PayPal. Ciò è dovuto ad un forte credo nella formula open-source o meglio open-price che certamente è molto rischiosa, ma d’altronde i cambi di paradigma richiedono a volte il percorrere strade non sicure! Realtà simili internazionali ci sono (vedasi autori che si autopubblicano su Amazon), ma con quest’iniziativa si vuole andare oltre, ribaltando il concetto di prezzo (non top-down ma bottom-up) e darlo in “regalo” ai lettori…
Forse un giorno si arriverà a una nuova specie di mecenatismo web diffuso? Non possiamo dirlo, di certo Francesco non è un corsaro dell’editoria bensì un artigiano della parola che offre idee su cui riflettere.

Invito tutti i lettori interessati a leggere o perlomeno visitare il sito, Francesco provvederà ad aggiornare mensilmente i risultati di questo esperimento (che resti tra noi, io stesso in questo momento sto finendo E-Doll :))

Ecco l’articolo di Lara Ricci de “Il Sole 24ORE” sulla presenza di Ray Kurzweil al summit di Milano. Grazie a Estropico.

Intelligenza, per Ray Kurzweil, è «capacità di risolvere problemi usando risorse limitate, come il tempo». Ebbene, il celebre inventore è convinto che in 20 anni costruiremo macchine più intelligenti di noi. Il 2045 sarà il momento della «singolarità», ovvero dell’esplosione dell’intelligenza. Rappezzandoci con le tecnologie aumenteremo esponenzialmente le nostre capacità mentali, trascendendo i nostri limiti biologici. Chi già ridacchia forse non sa che Kurzweil ha creato il primo scanner CCD, il primo sistema per riconoscere i caratteri e poi il parlato, la prima macchina che legge un testo (usata da Stevie Wonder). Ha vinto il Mit-Lemelson Prize, il maggior premio all’innovazione, ha 18 lauree honoris causa e la sua Singularity University, fondata con Larry Page, è ospitata dalla Nasa. Può valer la pena ascoltare cosa ha da dire.
La sua definizione di intelligenza comprende anche quella emotiva: «la più complessa. Far ridere, provare sentimenti, essere sexy sono comportamenti molto intelligenti. Se consideriamo solo le abilità logiche, i computer sono già superiori a noi», spiega. Quando sostiene che in 20 anni le capacità intellettive dei robot saranno pari alle nostre si basa principalmente su tre considerazioni. La prima è che le tecnologie dell’informazione progrediscono esponenzialmente (la potenza di calcolo raddoppia ogni anno); la seconda è che se stimiamo quanta capacità di calcolo serve per simulare l’intelligenza umana, questa capacità è già alla portata dei supercomputer e in 10 anni sarà in un pc. La terza riguarda l’elemento più importate di queste macchine: il software: «È una stima conservativa dire che avremo modelli di simulazione del nostro cervello funzionanti in 20 anni: la comprensione della mente fa progressi esponenziali. E ciò sarà la chiave per creare il software di simulazione dell’intelligenza umana», ha spiegato Kurzweil, ieri a Milano per un incontro organizzato da iLabs, laboratori di ricerca privati fondati 33 anni fa da Gabriele Rossi ed Antonella Canonico e finanziati coi proventi degli spin off. «Quando, nel ’98, i supercomputer batterono il campione mondiale di scacchi, la gente disse che non sarebbero mai stati capaci di capire il linguaggio umano. Ma l’estate scorsa il supercomputer Watson ha vinto il quiz tv Jeopardy, dove le domande erano ricche di riferimenti emotivi, giochi di parole, battute». Robot con le nostre capacità intellettive disporranno dell’intero scibile umano, poiché leggeranno tutto il Web e non dimenticheranno nulla: difficile immaginare come sarà il mondo tra 20 anni. E difficile accettare un tale cambiamento: «La nostra intuizione del futuro è lineare, mentre il progresso è esponenziale (inoltre i progressi iniziali sono difficili da percepire, poiché la curva logaritmica parte quasi piatta, per poi impennarsi)».

Lasciamo da parte il Singularity Summit fino al momento in cui saranno pubblicati i video dell’evento.

Vi voglio introdurre un documentario straordinario: 5th dimension – Mind over matter. L’avevo visto qualche anno fa e mi è venuto in mente perchè ho ricevuto un’email dell’amico Sirio Sechi che vi mostro in parte:

 

Buongiorno Daniele,
In una puntata di Mistero, hai parlato dei cyborg e del rapporto tra computer e umani, chiedendo di scriverti se un telespettatore aveva informazioni interessanti da darti.

Ti posso raccontare la mia testimonianza con la certezza che c’è già un rapporto tra umani e computer anche senza microchip. Ora ti spiego: ho vissuto per molti anni in Belgio dove mi occupavo di riparare computer. In quegli 8 anni mi sono accorto di una cosa strana. All’inizio la prendevo ridendo, ma poi, con il ripetersi della situazione, non potevo più lasciare questo strano fenomeno al caso e sono ormai convinto che l’attitudine che abbiamo nei riguardi del nostro computer influenzi il suo funzionamento! Adesso ti elenco le mie osservazioni avvenute ripetutamente: Ci sono delle persone che fanno piantare i computer più degli altri e mi sono accorto che cambiando la loro attitudine negativa nei riguardi del loro computer, i problemi si risolvevano.

Certi computer erano talmente impregnati dell’energia negativa del proprietario che non riuscivo a ripararli in sua presenza. Allora li portavo a casa e lì, come per magia, tutto s’installava nel modo più semplice. Ho trovato anche gente che quando entra nella stanza dove c’è un computer, lo manda in crash. Con una di queste persone ho fatto degli esperimenti più volte, accendendo un computer, in sua presenza o chiedendogli di stare fuori dalla stanza, il risultato era sbalorditivo.

Sono giunto alla conclusione che i componenti dei computer sono più sensibili di quanto pensiamo e che l’energia del nostro pensiero può in qualche modo interferire con i sistemi elettronici.
Spero la mia testimonianza ti possa servire nella tua nuova passione.


Immediatamente ho pensato a quel documentario. A fatica sono riuscito a trovarlo e con grande piacere lo pubblico nella versione integrale divisa in 6 parti. Anche se è in inglese non è difficile da capire e siccome contiene informazioni che reputo davvero importanti, vi invito a prendere il tempo necessario per gustarlo con calma. Diciamo che unisce i temi di questo blog con i temi di Mistero. Solo quando avrete finito di vederlo potrete giudicare l’email di Sirio…